La guerra delle immagini

Foto ritoccate, notizie false, propaganda di Statoquando si tratta di materiale relativo alla guerra in Ucraina una particolare circospezione è d’obbligo. Hannah Schlaepfer e Pietro Bernaschina spiegano che più l’argomento è sensibile, più aumentano le esigenze sulla veridicità della fonte.

È tutto un susseguirsi di eventi nella redazione della RTS, inondata di immagini d’agenzia provenienti da Associated Press (AP), Agence France-Presse (AFP) o European Broadcast Union (EBU).

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Se non siamo persuasi della veridicità di un’informazione non la usiamo»»
Hannah Schlaepfer, responsabile dell’ufficio ACTU – TV di Friborgo

Malgrado il ritmo sostenuto l’esigenza posta alla qualità delle informazioni non deve risentirne, poiché «la pressione del tempo non deve avere voce in capitolo nella verifica dei fatti», spiega Hannah Schlaepfer, responsabile dell’ufficio ACTU – TV di Friborgo. Fondamentalmente, tre diverse fonti devono confermare l’informazione – e più l’argomento è sensibile, più aumentano le esigenze di qualità delle fonti.

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Fa parte del nostro lavoro interrogarci quando c’è una notizia dubbia.»
Pietro Bernaschina, responsabile del Telegiornale RSI

Se l’informazione non può essere comprovata o verificata a sufficienza, in caso di dubbi non è utilizzata: «se non siamo persuasi della veridicità di un’informazione, non la usiamo», prosegue Hannah Schlaepfer. Pietro Bernaschina, responsabile del Telegiornale RSI, conferma: «Fa parte del nostro lavoro interrogarci quando c’è una notizia dubbia. In questo caso, vanno attivate tutte le competenze interne, ci si confronta coi colleghi, si cerca di capire se abbiamo più fonti che la confermano, se è possibile fare capo a testimonianze dirette. Davanti a una notizia non verificata, o su cui abbiamo dei dubbi a ridosso della messa in onda, piuttosto rinunciamo a diffonderla».Ciò può voler dire che va in onda un reportage con meno materiale video. Infatti, anche in questo caso, la qualità è più importante della quantità. Uno scenario di guerra come quello in Ucraina ha stravolto anche il lavoro dei colleghi di Hannah Schlaepfer alla redazione internazionale: «le immagini veicolano informazioni importanti, soprattutto nelle regioni in crisi, e in genere lavorare sulle fonti diventa più difficile. Bisogna diventare ancora più guardinghi». Si tratta esattamente dello stesso luogo oggetto del servizio? Altre fonti possono confermare che la situazione descritta si sia prodotta come affermato? In questi casi un occhio critico ed esperto aiuta a individuare i contenuti sensibili.

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Di fronte al potere dei social media e al rischio di disinformazione i media del servizio pubblico sono più necessari che mai.»
Gilles Marchand, direttore generale della SSR 

«Soprattutto nei primi tempi», spiega Bernaschina, «raccontare quello che succedeva in Ucraina è stato difficile. Non abbiamo potuto mandare subito degli inviati sul posto, non si capiva bene cosa stesse succedendo, già allora c’era molta disinformazione. Inizialmente ci siamo appoggiati a colleghi di altre testate, e intanto abbiamo creato una rete di esperti che ci ha aiutato a capire la guerra da un punto di vista non solo militare ma anche geopolitico e culturale. Per capire il più possibile i retroscena e diminuire il rischio di diffondere fake news»

Ad ogni buon conto, Hannah Schlaepfer e Pietro Bernaschina convengono: le deepfake rendono sempre più difficile e complesso verificare i fatti. Le deepfake sono contenuti mediatici realistici manipolati in maniera ingannevole mediante tecniche d’intelligenza artificiale. Spesso sono diffuse tramite i social media.

La qualità non è soggettiva

«Di fronte al potere dei social media e al rischio di disinformazione i media del servizio pubblico sono più necessari che mai», afferma Gilles Marchand, direttore generale della SSR. «Specialmente per garantire la produzione di servizi di alta qualità.»

Per le attività di giornalismo vi sono dei criteri di qualità trasparenti e quantificabili. Le unità aziendali  della SSR hanno stabilito delle linee guida editoriali per il lavoro giornalistico. Ad esempio, è definito chiaramente come devono essere ritratte le vittime di guerra. In aggiunta, deve essere indicata la fonte.

Anche altri gruppi di specialisti esterni effettuano tali controlli di qualità, ad esempio con l’audit dell’Alta Scuola di scienze applicate di Zurigo (ZHAW). Dal canto suo, l’organizzazione non governativa Reporters sans frontières s’impegna a favore di un riconoscimento: il certificato JTI (Journalism Trust Initiative). Per ottenerlo, le organizzazioni dei media devono monitorare i propri processi redazionali e pubblicare i risultati. È quanto ha fatto SWI swissinfo.ch, il servizio online internazionale della SSR – che ha ottenuto il certificato JTI come fonte d’informazioni affidabile.

La correzione da parte del pubblico

Il dialogo con il pubblico è a sua volta parte della garanzia di qualità nel giornalismo. «Le nostre comunità condividono le loro competenze e contribuiscono in tal modo all’approfondimento degli articoli», spiega Larissa Bieler, direttrice di SWI.

Una cosa è certa: nonostante tutti gli sforzi di diligenza, le linee guida editoriali e la verifica dei fatti gli errori non possono essere esclusi completamente. Secondo Larissa Bieler, «conquistano credibilità le persone che ammettono senza mezzi termini i loro errori e vi pongono rapidamente rimedio».

Garanzia di qualità alla SSR

Avete l’impressione che un reportage trasmesso da un media della SSR sia impreciso, distorto o non sufficientemente basato sui fatti? Gli ombudsman indipendenti si occupano del reclamo ed esaminano il servizio incriminato. La risposta, consultabile pubblicamente, viene fornita entro 40 giorni dall’inoltro del reclamo.

Volete approfondire il sistema di garanzia di qualità in seno alla SSR? Di seguito trovate i criteri, il sistema di garanzia della qualità e le linee direttive concrete in uso presso SRF, RTR, RSI, RTS e SWI swissinfo.ch.

Daniela Huwyler, guigno 2023

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