Promuovere la musica romancia, la RTR mostra come si fa

La musica è un’eccellente ambasciatrice culturale e vettore di comunicazione e diffusione. La Radiotelevisiun Svizra Rumantscha (RTR) prende sul serio il suo mandato: promuovendo in modo mirato la scena musicale romancia.

Rieischs sa mantignan.
Rieischs am retignan.
Rieischs am sustignan.

«Le radici si conservano.
Le radici mi trattengono.
Le radici mi danno sostegno.»
(Dominique Caglia)

Frammenti di romancio riecheggiano tra le pareti dell’Église Française nel centro storico di Berna. Si intrecciano al vociferare in tedesco, francese e italiano. È una domenica pomeriggio di marzo, la chiesa è gremita, il pubblico multilingue e rappresentativo di tutte le fasce d’età.

La popolazione dei Grigioni e le sue radici, che affondano profonde nelle vallate del Cantone d’origine. Un tema che domina la produzione musicale in lingua romancia. E che accompagna anche il progetto corale «Rieischs» di Viril Surses, nato tra l’altro dalla collaborazione con Maurus Dosch, membro della Direzione generale della SSR, Flavio Bundi, caporedattore della Radiotelevisiun Svizra Rumantscha (RTR) e Mario Pacchioli, musicista. Il coro è composto da 58 voci maschili tra i 22 e gli 80 anni, quasi tutte provenienti dal Comune di Surses, per la precisione tra Bivio e Savognin fino a Salouf. Bivio e Salouf sono divisi da un lembo di valle lungo quasi 22 chilometri, ma per le prove settimanali di canto nella loro terra molti coristi percorrono un tratto molto più lungo: Maurus Dosch parla di una «diaspora grigionese» distribuita tra Zurigo, Berna e il resto della Svizzera.

La gente torna a casa per vivere. E succede continuamente. 

Stando a una statistica del 2016, solo a Zurigo vivono un migliaio di retoromanci. Persone che hanno lasciato le loro valli per ragioni di studio o di lavoro e che durante il fine settimana si sobbarcano lunghe ore di tragitto per tornare a casa. «Torniamo a casa per morire», così Maurus Dosch riassume la mentalità grigionese. Ma in fondo non è così. Bisognerebbe dire piuttosto: la gente torna a casa per vivere. E succede continuamente. 

Complessivamente sono circa 40 000 le persone che parlano il retoromancio come lingua principale. Se si aggiungono a quelli della diaspora si arriva a 60 000 unità, poco meno dello 0,5 percento della popolazione svizzera. Il romancio è già stato dichiarato morto a varie riprese. La frammentazione delle valli, geograficamente assai discoste, nel corso del tempo ha favorito la nascita di vari dialetti e di cinque idiomi retoromanci distinti, che non facilitano certo la conservazione della lingua. Il Rumantsch Grischun, una sorta di lingua franca artificiale creata nel 1982, avrebbe dovuto agevolare la standardizzazione linguistica, ma è sempre stata oggetto di controversie in seno alla comunità degli utenti stessi. 

Ma cosa spinge gli artisti a cantare in una lingua che è parlata attivamente solo da 40 000 persone? Che ruolo ha la copertura musicale per i cori, i rapper e i cantanti?  

La Radiotelevisiun Svizra Rumantscha (RTR) è operativa dal 1925 e trasmette in lingua romancia 24 ore su 24. L’emittente radiofonica riserva una particolare attenzione alla produzione musicale della Svizra rumantscha, e spesso si tratta di registrazioni della stessa RTR. Ma cosa spinge gli artisti a cantare in una lingua che è parlata attivamente solo da 40 000 persone? Che ruolo ha la copertura musicale per i cori, i rapper e i cantanti?  

Questo è il racconto della lingua della musica e dell’emittente radiofonica RTR, che rompe quasi tutte le convenzioni. 

Un “secondo” brasiliano fa il rapper in romancio

Gino Clavuot è sveglio dalle prime ore dell’alba, l’intervista l’ha fissata per le sette, ma sarebbe stato pronto anche mezz’ora prima. Clavuot lavora nella gestione delle catastrofi per il Canton Grigioni e fa regolarmente la spola tra il suo domicilio a Zurigo e i Grigioni. Ha bisogno di intensità, spiega sornione. Clavuot è un pendolare a tutti gli effetti, e anche a vari livelli. Si sposta infatti non solo da Cantone a Cantone, ma anche da lavoro a lavoro. Oltre a realizzare analisi sull’impatto e organizzare task force Clavuot, meglio conosciuto con il suo nome d’arte SNOOK, fa musica hip-hop. 

«
«Uno di seconda generazione, un “secondo” quindi, che si impegna a favore di una lingua in estinzione? Al pubblico la cosa è piaciuta!»  »
Gino Clavuot (SNOOK)

SNOOK alias Clavuot canta di terra natia e identità, del perdersi e del ritrovarsi. Clavuot è cresciuto a Tarasp, in Engadina Bassa. Suo padre è figlio di un’immigrata brasiliana e di un marinaio svizzero. Gino Clavuot è un nomade di terza generazione in bilico tra le lingue. Retoromancio, tedesco, portoghese. Clavuot non si sente «a casa» in un’unica lingua, ma nel loro abbinamento simbiotico, dove nessuna domina l’altra. Una realtà condivisa in effetti da molte persone retoromancie. 

«In che misura l’Engadina e il Canton Grigioni mi abbiano effettivamente plasmato l’ho capito solo quando mi sono trasferito a Zurigo.» Un infortunio con lo snowboard si è rivelato determinante nella vita di Clavuot. Quand’era costretto a muoversi con le stampelle si è chiesto: «Ma perché non provi tu stesso a fare musica rap?» Clavuot, che allora era in piena adolescenza, con quattro compagni di liceo ha così fondato la band Camillionerz. I primi testi erano ancora in svizzero tedesco, poi ha scelto di esprimersi in romancio. «Penso e mi sento romancio», aggiunge per spiegare il cambiamento. «Perché quindi non dovrei fare rap in questa lingua?» 

Come SNOOK Clavuot si fa presto un nome anche al di fuori dei Grigioni. «Il tutto è avvenuto in maniera molto naturale», aggiunge. La RTR ha svolto un ruolo determinante per il suo percorso, trasmettendo le sue canzoni, riprese poi anche da Radio SRF Virus, SRF3 e risvegliando «improvvisamente» addirittura l’interesse di Arte TV in Germania. «Uno di seconda generazione, un “secondo” quindi, che si impegna a favore di una lingua in estinzione? Al pubblico la cosa è piaciuta!»  

«
La RTR invece non si conquista il posto con lo share, ma piuttosto con la varietà della sua offerta.»
Maurus Dosch, responsabile della pianificazione e dei processi della SSR a Berna

In questo la RTR si differenzia dalle altre imprese mediatiche come la SRF o la RTS in lingua francese, puntualizza Maurus Dosch, responsabile della pianificazione e dei processi della SSR a Berna. «La SRF ha un vasto pubblico e sul piano musicale deve andare incontro ai gusti di tutti. La RTR invece non si conquista il posto con lo share, ma piuttosto con la varietà della sua offerta.»

Una particolarità del programma musicale di RTR è la grande varietà di generi musicali trasmessi, come evidenzia perfettamente la trasmissione Gratulaziuns, un’ora di musica a richiesta che va in onda tutti i giorni all’ora di pranzo e che ottiene il massimo degli ascolti. Ovviamente si richiedono gli ultimi brani in hit-parade o anche i vecchi classici molto conosciuti, ma hanno un posto fisso anche pezzi eseguiti raramente come Burst of Trumpets, March della Societad da musica da Sumvitg o ancora Abig Glogge del Rosenberg Jodelquartett, Prettigovia & Kapelle Oberalp.

Una radio per il canto corale 

La val sa derva
E colms m’ambratschan.
Mies cor, el batta ferm.

 «La valle si apre
E i monti mi abbracciano.
Il mio cuore sussulta.»
(Dominique Caglia)

«
Se un Paese ricco come la Svizzera non si preoccupa più di preservare la sua diversità il Paese non diventerà più ricco, ma più povero.»
Flavio Bundi, caporedattore di RTR

«La cultura e in particolare la musica sono in assoluto i migliori ambasciatori», conferma  Flavio Bundi, caporedattore di RTR. «La musica è un elemento identitario imprescindibile e per la RTR non rappresenta quindi solo una questione affettiva, ma un mandato centrale per noi come impresa mediatica.»

La RTR è presente ai festival folcloristici e promuove i talenti tramite registrazioni proprie. Per i cori come il Viril Surses questo è fondamentale perché è l’unico modo per registrare professionalmente i loro brani e diffonderli tra un vasto pubblico. «I cori dipendono dal fatto di essere presi sul serio e messi in onda», prosegue Dosch. «In tal senso la RTR assume una funzione di leader.»

La tradizione corale è profondamente radicata in tutta la Svizzera, che sul suo territorio conta circa 2000 formazioni. Cori e corali sono presenti ovunque, in particolare nei Cantoni cattolici. Paragonabili alle federazioni di ginnastica e di tiro, i cori esercitano un forte influsso sulla coesione della comunità. L’elenco svizzero dei cori ne conta 54 nei Grigioni, 14 dei quali solo a Coira. A tutt’oggi le prove regolari di canto rappresentano un punto fermo nella vita di molte persone, non da ultimo le grigionesi e i grigionesi che vivono fuori Cantone. Anche il Viril Surses è stato fondato nel lontano 1907 ed è sopravvissuto a due guerre mondiali, ad ondate di emigrazione e pandemie.

«Trasmettendo musica corale creiamo un nuovo approccio allo spazio culturale dei Grigioni», afferma Flavio Bundi. «Il nostro pubblico sono i retoromanci, e precisamente non solo quelli che vivono ancora nel Cantone, ma anche gli emigrati. Dopo tutto, Zurigo è il più grande villaggio retoromancio della Svizzera.» Con la diffusione della musica corale alla radio o sui canali digitali l’emittente getta un ponte verso il resto della Svizzera.

«Il romancio», continua Bundi, «è molto più di una lingua. È un’identità, quasi un’attitudine. Se un Paese ricco come la Svizzera non si preoccupa più di preservare la sua diversità il Paese non diventerà più ricco, ma più povero.»

Nostalgia dei Grigioni

Rivo an tera
i’ catsch la mi’ rieisch,
a tschertga maladestra
dall’ava e la gleisch.

«Giunto in terra straniera
Affondo le mie radici,
nella goffa ricerca
di acqua e luce.»
(Dominique Caglia)

«In realtà penso sempre alle montagne», confessa Gino Clavuot. Per molti grigionesi la nostalgia è parte integrante della mentalità, anche a causa della lunga storia di emigrazione del Cantone. A partire dal XV secolo i pasticceri grigionesi si sono ad esempio fatti un nome in Lombardia e a Venezia, aprendo le loro pasticcerie in oltre mille città europee, americane e africane. Ancora oggi la lontananza dei villaggi e il mercato del lavoro rigido spingono molte persone a trasferirsi nelle grandi città al di fuori dei confini cantonali.

«
Più perdiamo la nostra lingua, più sparisce anche l’identità delle nostre valli.»
Gino Clavuot (SNOOK)

Così come Clavuot è un pendolare per lavoro e fra gli idiomi, il Canton Grigioni è terra di pendolari, immigrati, forza lavoro straniera. I portoghesi sono la maggior comunità straniera del Cantone, nel 2015 contava 9400 persone. E mentre a causa dell’emigrazione il romancio sembra perdere importanza, in seguito la riconquista grazie all’immigrazione. Perlomeno in parte. I figli dei lavoratori stranieri che trovano occupazione specialmente nel settore alberghiero parlano portoghese, bosniaco, tedesco, e la loro lingua comune è il romancio!  La lingua aiuta non solo a conservare la propria identità all’estero, ma anche a crearla.  

«Il romancio ha molti parallelismi con altre lingue romanze.», spiega Clavuot. «Ha un suono dolce, simile al portoghese che si parla in Brasile, è quasi cantato. Più perdiamo la nostra lingua, più sparisce anche l’identità delle nostre valli. Penso che dovremmo investire tempo ed energia per preservare la nostra lingua autentica, originale e tramandare questo prezioso patrimonio alla prossima generazione.» Non sono solo i grigionesi ad apprezzare la musica in romancio. Bundi afferma di ricevere reazioni anche dagli ascoltatori del cosiddetto “Unterland”. Per intenderci, quelli che la lingua non la capiscono, ma ne apprezzano la musicalità.  

Bundi come descriverebbe il romancio a qualcuno che non lo conosce? La risposta non si fa attendere: «È come una melodia che unisce diversi timbri ed è intrisa di una certa malinconia. Il romancio è una lingua morbida e rotonda, ma a volte vi si sentono anche le cime delle montagne. È una lingua che può anche urtare.» 

Spotify in romancio

Grazie al suo pluriennale e costante impegno a favore e in sostegno della scena musicale grigionese, la Radiotelevisiun Svizra Rumantscha si è fatta un nome. «Non ci limitiamo a diffonderla, siamo parte di questa cultura», afferma Flavio Bundi. 

«
L’accesso alla musica deve essere il più semplice possibile»
Flavio Bundi, caporedattore di RTR

Soddisfare questo mandato è spesso un vero e proprio esercizio di equilibrismo. A differenza della SRF la RTR dispone di un unico canale con il quale deve raggiungere tutti gli ascoltatori, che a loro volta devono identificarvisi. E se da un lato la RTR, come d’altronde la maggior parte delle emittenti pubbliche, è oggi ascoltata in prevalenza dalle generazioni più anziane, non è sufficiente riempire il canale di musica classica o canto corale. «L’accesso alla musica deve essere il più semplice possibile», sottolinea Bundi. RTR quindi, spiega, ha creato la piattaforma «PlayFestas», una specie di «Spotify in romancio». La piattaforma è un archivio di registrazioni di concerti e feste di canto risalenti fino al 1976.

Gino Clavuot sa per esperienza quanto siano importanti tali formati. «Da piccolo», ricorda, «registravo la hit-parade alla radio con il registratore a cassette.» Da tempo Spotify e compagnia hanno sostituito la registrazione manuale, ma Clavuot non vuole comunque rinunciare alla radio. «Più gente ascolta la mia musica alla radio, maggiore è la ricaduta sullo streaming e la richiesta di concerti.»

Se in passato erano i concerti classici dal vivo dei grandi cori, oggi la RTR continua a investire in modo ancor più mirato nei festival canori e oltre alle registrazioni audio produce anche video. Oggi la RTR invita sempre più spesso i cori a radunarsi in giorni specifici in un determinato luogo di registrazione, ad esempio una sala multiuso, una chiesa o uno studio. I musicisti possono esibirsi per mezz’ora e in cambio approfittano di una registrazione professionale, e la RTR allarga il suo repertorio di musica corale. Questa modalità non piace a Maurus Dosch, che la definisce «registrazione di massa». In qualità di ex presidente del coro Viril Surses critica queste misure di risparmio. Flavio Bundi invece afferma: «Facendo le dovute proporzioni, oggi la RTR offre molto di più, ad esempio una maggior varietà in ambito di produzione e distribuzione di audiovisivi musicali, rispetto solo ad alcuni anni fa. Inoltre per motivi di equità – soprattutto nei confronti dei giovani – abbiamo investito anche in nuovi formati per la musica moderna.»

«Restituire qualcosa alla comunità retoromancia»

Surses sen nossa carta angal en stretg ma stretg dad ôr!

«Surses sulla cartina è solo un segnetto, ma un seagnetto d’oro!»
(Pader Alexander Lozza)

«
Per mezzo della musica si arriva alla lingua, che viene discussa, percepita e mantenuta viva.»
Flavio Bundi, caporedattore di RTR

Recentemente, la musica di Gino Clavuot è stata discussa all’università Humboldt di Berlino nel quadro di un seminario sulla musica contemporanea in romancio. «Sta diventando del tutto normale fare musica anche in romancio», conferma. «La gente vuole connettersi con la terra d’origine.» 

Forse questo spiega, almeno in parte, la grande affluenza di pubblico all’Église Française di Berna per un coro proveniente dalla lontana val Surses. Quando risuonano le ultime note la gente si alza, un banco alla volta. C’è chi fischia forte, l’applauso continua per minuti. 

«Vogliamo restituire qualcosa alla comunità romancia», afferma Flavio Bundi. «Ma interpretiamo il concetto di ‹promozione› anche divulgando la musica altrove. Per mezzo della musica si arriva alla lingua, che viene discussa, percepita e mantenuta viva.» 

Noemi Harnickell, giugno 2023

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