«Capire è un diritto»: quando le notizie sono davvero per tutti
Sapere, comprendere e leggere la realtà in cui si vive significa avere la possibilità di formarsi un’opinione critica e di partecipare alla vita sociale in modo attivo. Nel panorama mediatico svizzero, la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana (RSI) si distingue in modo particolare per l’impegno concreto a favore dell’inclusione, grazie alle sue “Notizie in lingua facile”: il primo progetto pilota in Svizzera che, dal gennaio 2025, garantisce l’accessibilità all’informazione anche alle persone con difficoltà cognitive, linguistiche o culturali. Un’azione che rafforza il valore pubblico del servizio radiotelevisivo nazionale, trasformando il diritto all’informazione, sancito dall’ONU, in una realtà per tutti.
Le notizie principali dei radiogiornali vengono “tradotte in lingua facile” e poi rilette alle 11.45 sulla Rete Uno della radio. Il notiziario viene pubblicato anche sul sito e diffuso su un apposito canale Whatsapp. Dato che la mattina radiofonica di Rete Uno va in onda anche in TV (su RSI LA2), le Notizie in lingua facile sono dotate di sottotitoli per coloro che le guardano in televisione.
Un progetto nato dalla collaborazione
L’idea di questo nuovo format è germogliata grazie alla collaborazione tra la RSI e le associazioni Pro Infirmis e Leggere e Scrivere della Svizzera italiana, promotrici della lingua facile e dell’inclusione sociale. «L’input è arrivato da loro», racconta Aixa Andreetta, referente del Centro di competenza Accessibilità della RSI e responsabile del progetto. «Grazie alla sinergia tra diversi dipartimenti interni, l’idea ha preso la forma di un progetto pilota declinato in TV, radio, sito web e app».

Aixa Andreetta, referente del Centro di competenza Accessibilità della RSI e responsabile del progetto.
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La lingua facile è un tema che Pro Infirmis promuove da dieci anni nella Svizzera interna e romanda. «Essendo un importante strumento di inclusione, dal 2017 abbiamo deciso di avviare un servizio di lingua facile anche nella Svizzera Italiana», spiega Michela Luraschi, collaboratrice di Pro Infirmis Ticino e Moesano, che si occupa quotidianamente di lingua facile.
Coordinato dal Dipartimento Cultura e Società, il progetto di RSI riceve contenuti dal Dipartimento Informazione ed è distribuito attraverso i canali del Dipartimento Programma e Immagini e del Campus Lab Digitale. «Un lavoro trasversale che», come sottolinea Andreetta, «è frutto di una vera condivisione di valori e di visione da parte di tutta la RSI».

Michela Luraschi, collaboratrice di Pro Infirmis Ticino e Moesano.
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Perché la lingua facile?
Il concetto di lingua facile nasce come linguaggio scritto, caratterizzato da frasi brevi, parole comuni e una struttura chiara, ma si sta rapidamente espandendo anche in formato audio. «È uno strumento di semplificazione testuale che consente anche a chi ha difficoltà di comprensione di accedere alle informazioni», conferma Luraschi; «se una persona con disabilità intellettiva incontra un testo scritto facile, le possibilità che la persona si avvicini a questo testo e lo affronti, per capirlo, aumentano. Questo cosa significa? Se io capisco, posso muovermi con più autonomia, posso discutere, costruirmi un’opinione: posso partecipare maggiormente alla vita sociale, culturale, politica, guadagnando in autonomia e spesso in benessere. La lingua facile contribuisce alla prevenzione dell’esclusione sociale».
«È pensato per chi ha difficoltà nella lettura, ma anche per un pubblico molto più ampio: persone con disabilità cognitive o neurodivergenze, chi ha abbandonato il percorso scolastico, chi è sotto stress, migranti che stanno imparando l’italiano o semplicemente chi utilizza poco la lingua scritta nella vita quotidiana», continua Andreetta. «Io pensavo di non averne bisogno perché non ho difficoltà specifiche», condivide un ascoltatore radiofonico di Rete Uno, «ma in realtà queste notizie mi aiutano tanto a comprendere alcune cose in modo più chiaro, è una buona iniziativa».
Secondo le indagini del PIAAC, un programma internazionale finalizzato alla valutazione delle competenze della popolazione adulta, ideato dall’OCSE, in Svizzera circa il 22% della popolazione tra i 15 e i 65 anni mostra difficoltà significative nella lettura. La lingua facile si rivela quindi uno strumento fondamentale per promuovere la piena partecipazione alla vita democratica e sociale, nel rispetto del principio che «capire è un diritto».
L’impatto e le prospettive
I primi riscontri sono stati molto positivi. In meno di tre mesi, il canale WhatsApp ha superato i 1.200 iscritti, segnale di un bisogno concreto di comunicazione chiara e accessibile. «Abbiamo ricevuto molti messaggi e telefonate di apprezzamento», afferma Andreetta, «questa proposta raggiunge un pubblico molto diversificato, sia in termini di età, sia in termini di caratteristiche cognitive o di vita».
«Complimenti alla RSI per questa nuova iniziativa che parla a tutti ricordando che non tutti gli ascoltatori sono professori o laureati», dice un ascoltatore di Rete Uno.
«Apprezzo molto questa iniziativa che, oltre ad essere utile a persone con una difficoltà permanente o momentanea, può introdurre i bambini e i più giovani a conoscere le notizie», commenta un’altra ascoltatrice. «Io ho due figlie, una di sedici anni e l’altra più piccola, entrambe sono curiose e apprezzano il linguaggio una lingua facile che gli permette di informarsi in maniera semplice».
«Io sono nato in Ticino ottant’anni fa, aggiunge un ascoltatore, e ricordo – e ancora oggi è così – che quando viene intervistato un politico capita spesso che le sue parole non risultino chiare. Quindi trovo sia ottimo offrire questo programma».
Nel servizio pubblico, l’accessibilità non è un tema secondario, ma un pilastro fondamentale. In assenza di una regolamentazione specifica per alcuni gruppi di persone con esigenze particolari, RSI ha deciso di fare un passo avanti, anticipando i bisogni e ribadendo con i fatti il proprio ruolo inclusivo. «Quello che sta facendo la RSI è notevole e ha un impatto importante sulla popolazione», conferma Luraschi: «risponde a un diritto sancito a più livelli, dalla Convenzione Onu sui diritti della persona con disabilità, ratificata dalla Svizzera nel 2014, fino alla Costituzione ticinese che nell’art.13a, introdotto nel 2022, dichiara che le persone con disabilità hanno il diritto di ottenere informazioni e di comunicare in una forma adatta ai loro bisogni e alle loro capacità».
Verso il futuro
La RSI guarda avanti con l’intenzione di ampliare l’iniziativa. Come ribadito durante la trasmissione “Controcorrente” dedicata al progetto, l’interesse è alto e la domanda cresce. L’ambizione potrebbe essere quella di rafforzare il servizio, aumentare la frequenza di pubblicazione e sviluppare nuovi formati multimediali, sempre più accessibili.
Nel cuore dell’iniziativa resta un messaggio chiaro: l’informazione, come la cultura, deve essere un bene condiviso, aperto e comprensibile per chiunque. Perché solo con una effettiva parità di trattamento si può garantire una società democratica.
Keri Gonzato, maggio 2025