RSI Archivi : Un tesoro per la memoria collettiva

Negli archivi della RSI sono conservate centinaia di migliaia di immagini, suoni e storie che raccontano l’identità della Svizzera italiana: è la memoria storica della regione. L’archivio può essere consultato e utilizzato da tutti, sia per scopi privati che professionali.

Oggi, l’archivio radiofonico e quello televisivo sono confluiti in un unico luogo, presso la sede di Comano, dove un team coordina il lavoro di catalogazione, preservazione e valorizzazione di questo immenso patrimonio. Conservare e rendere accessibili i materiali audiovisivi prodotti nel corso del tempo significa testimoniare la storia, l’identità e l’evoluzione sociale del Paese — dalla Svizzera nel suo complesso, ai cantoni Ticino e Grigionitaliano, fino ai singoli comuni e territori.

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Gli archivi RSI sono una macchina del tempo per riscoprire la nostra storia e metterla in relazione con il presente.»
Olmo Giovannini, responsabile Accesso e Valorizzazione RSI Archivi
Un archivio che conserva la narrazione quotidiana del territorio

Sin dal principio, il servizio pubblico radiotelevisivo svizzero ha raccontato il paese quotidianamente, restituendo un’immagine fedele della società e della sua evoluzione. «Per i primi decenni di vita della radio e della televisione l’obiettivo era la messa in onda dei contenuti, non c’era ancora una coscienza del conservare ciò che veniva fatto per il futuro» spiega Giovannini. Gran parte del materiale diffuso in diretta o prodotto in studio, nei primi anni della RSI, non è stato registrato o veniva rapidamente cancellato, soprattutto per i costi elevati e la natura ri-registrabile dei supporti audio e video usati all’epoca. Tuttavia, molte riprese effettuate sul territorio, realizzate su pellicola 16mm, sono state conservate, catalogate e digitalizzate per facilitarne l’accesso e il riutilizzo. «Solo dagli anni ’80 è nato un vero archivio, un primo passo verso la consapevolezza archivistica e oggi custodiamo più di novant’anni di storia radiofonica e oltre sessanta di storia televisiva».

La digitalizzazione facilita la condivisione con il pubblico

«L’archivio è un patrimonio pubblico di cui tutta la società può usufruire per scoprire, riflettere e creare. Offriamo supporto e consulenza per chiunque voglia utilizzare il materiale conservato» sottolinea Giovannini. Con la digitalizzazione, gli archivi RSI hanno saputo aprirsi e diventare un punto di riferimento diretto per la popolazione: la sezione Archivi sul sito della RSI propone sezioni curate, dossier e la rubrica “Rivediamoli” dove rivedere programmi e spettacoli integrali. «Da diverso tempo noto, con piacere, che le attività dell’archivio sono seguite con interesse anche dai più giovani, soprattutto attraverso i nostri profili social», sottolinea Giovannini. Inoltre appassionati di storia, artisti, studenti e ricercatori possono consultare una parte consistente del materiale attraverso le postazioni M-Museo presenti in biblioteche e istituti scolastici.

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1979: Ezio Guidi e Mascia Cantoni presentano “Giochi senza frontiere”.

Archivi RSI

Un organismo vivo che dialoga con il presente

Gli archivi non sono dunque un luogo statico né un semplice deposito, ma un organismo vivo, dove il passato dialoga con il presente attraverso il riuso creativo dei materiali. Questi vengono impiegati nei media contemporanei, nelle produzioni audiovisive e sono un punto di riferimento fondamentale anche nelle scuole, favorendo una didattica che integra fonti originali e stimola la conoscenza storica e il pensiero critico nelle nuove generazioni.

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1969: Marco Blaser ed Eugenio Bigatto commentano il momento storico dell’allunaggio.

Archivi RSI

Le voci di un passato plurale e variegato

In un’epoca dominata dal “flusso digitale”, in cui le informazioni sono rapide, effimere e spesso frammentarie, gli archivi svolgono un ruolo fondamentale: conservano in modo stabile e verificabile, con continuità, le tracce del passato. Non solo i “programmi”, ma la memoria di eventi e di personaggi, pubblici e non, garantendo così un patrimonio che alimenta la democrazia e il pluralismo. Grazie agli archivi, infatti, si conservano voci di ogni genere, non unicamente quelle “dominanti”, dando spazio anche alle minoranze, alle testimonianze meno conosciute, arricchendo la comprensione collettiva della società.

Gli archivi al servizio del racconto audiovisivo contemporaneo

Il film di Francesca Rudel “Tu sei la pietra a cui passo di fianco” (2025), nasce dalla volontà di far rivivere l’archivio, in particolare il Fondo Film Privati RSI, e affrontare le tematiche di genere e le relative tensioni in Svizzera. «Gli archivi RSI hanno avuto un ruolo fondamentale nella riuscita del corto. Le immagini selezionate hanno guidato lo sviluppo narrativo, emergendo come veicoli della storia della protagonista» spiega Rudel. «Con questo corto ho voluto raccontare la storia di una ragazza che, tramite il suo vissuto personale e la partecipazione ai cambiamenti della società Svizzera, riesce a sviluppare una propria coscienza riguardo alla sua condizione di donna».

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Francesca Rudel alla presentazione del suo cortometraggio «Tu sei la pietra a cui passo di fianco» a Roma.

m.a.d.

Immagini del passato rivivono nel presente

«Ho cercato video privati di famiglia per evidenziare le disuguaglianze di genere all’interno del microcosmo personale, collegandole a quelle sistemiche», racconta, «l’archivio della radiotelevisione contiene anche documenti pubblici importanti, ad esempio servizi giornalistici sul suffragio femminile o lo sciopero nazionale delle donne del ’91, trovarli è stato tanto intrigante quanto utile per la mia storia». L’approccio è stato facilitato dal supporto del personale RSI. «L’archivio è un mondo ricco di risorse in cui, per l’ampiezza e la ricchezza del materiale, è facile perdersi. Fortunatamente ho potuto usufruire del sostegno del personale, molto gentile, disponibile e impeccabile dal punto di vista tecnico».

L’esperienza di Ambra Guidotti: «La Svizzera degli altri»

Ambra Guidotti ha realizzato il suo film, nel 2024, durante il terzo anno di specializzazione in montaggio e post-produzione al CISA (Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive) di Lugano, partecipando alla Spring Academy del Locarno Film Festival, con la supervisione di Radu Jude, regista rumeno vincitore dell’Orso d’Oro a Berlino nel 2021. “La Svizzera degli altri” racconta la storia famigliare dell’autrice, attraverso il materiale d’archivio RSI, con un focus sull’immigrazione italiana in Ticino e in Svizzera. «Partendo dall’archivio, ho riscoperto le storie condivise da mia madre, vicende legate a Iragna e Biasca, dove è cresciuta come figlia di immigrati calabresi. Ricordi segnati dal razzismo e dall’indifferenza subiti dai miei nonni e, con loro, da molti italiani emigrati in Svizzera negli anni ’60, durante il boom economico», spiega Guidotti. «Ho iniziato cercando il volto di mio nonno nelle immagini d’archivio ed ho trovato materiali che raccontano le condizioni di lavoro nelle cave di Iragna e le storie degli immigrati italiani all’epoca».

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Giovani italiani che lavoravano in una cava nel Canton Ticino negli anni ’60: una delle immagini d’archivio del film di Ambra Guidotti.

Archivi RSI

RSI Archivi è stato uno strumento essenziale e una fonte di ispirazione: «Il film prende forma proprio attraverso le immagini e le testimonianze ritrovate: è stato il materiale d’archivio a guidarmi, offrendo molteplici possibilità narrative. Ho seguito quelle che più mi toccavano e che meglio evocavano la mia storia facendo emergere un tema, quello dell’immigrazione, ancora attuale: sono cambiati i protagonisti, non le dinamiche», continua Guidotti. Esplorando ogni documento disponibile, la regista ha ricostruito un racconto che è insieme personale e collettivo. «L’archivio ha un valore cruciale per la società: conserva la memoria storica del Paese».

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Ne «La Svizzera degli altri» la regista Ambra Guidotti racconta, utilizzando filmati d’archivio, la storia dell’immigrazione italiana in Svizzera.

m.a.d.

 

Tracce che fanno riflettere sulle proprie radici

«Rispetto alla parola scritta, la forma visiva ha un impatto più immediato e profondo. Le immagini parlano, ci toccano, ci pongono di fronte a volti, voci e contesti che non possiamo ignorare».

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È una testimonianza storica fondamentale che ci permette di ricordare e riflettere.»
Ambra Guidotti, Regista

Ambra Guidotti sottolinea l’importanza di questa memoria collettiva per la società: «È una testimonianza storica fondamentale che ci permette di ricordare e riflettere sulle nostre radici, su chi siamo stati e su come siamo arrivati fin qui. Le immagini e le voci hanno un impatto immediato e profondo, ci mettono davanti a volti e storie che non possiamo ignorare».

C’è un luogo in cui il passato si conserva come un racconto vivo. Tra registrazioni, immagini e parole, RSI Archivi custodisce tracce di abitanti del territorio, eventi e trasformazioni che hanno segnato la Svizzera italiana. Più che un insieme di materiali da conservare, sono tracce che continuano a comunicare. Gli archivi della Radiotelevisione Svizzera di lingua italiana (RSI) rappresentano uno spazio di memoria, cittadinanza culturale e identità collettiva.

Keri Gonzato, agosto 2025

www.rsi.ch/archivi/

www.facebook.com/RSIArchivi/

 

 

Commento

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