La trasmissione «Echo der Zeit»: uno sguardo sul mondo

La trasmissione «Echo der Zeit» compie 80 anni: un traguardo che proietta il programma d’informazione della SRF tra i più longevi del mondo. Volgiamo uno sguardo agli albori e poniamoci alcune domande: qual è il segreto che l’ha mantenuto sulla cresta dell’onda per ben ottant’anni? Sarà in grado di affrontare le sfide future? E qual è il suo ruolo nella formazione delle opinioni e nel contesto democratico?

Si sente fischiare il bollitore e nella stanza accanto scroscia l’acqua della doccia. Sul tavolo in cucina s’intravvedono gli auricolari e il cellulare. Sono appena passate le sei. Prima di andare al lavoro, Jela Gerber ascolta notizie ormai obsolete, vecchie di dodici ora, già superate dalle notifiche push e dai social media. Eppure la ventunenne rimane fedele al suo rituale: dai tempi della scuola «Echo der Zeit» accompagna il suo risveglio. Un sussurro dal mondo e dalla situazione in cui si trova, una costante affidabile nella sua quotidianità. «Se già abbiamo una vita così privilegiata dobbiamo almeno preoccuparci di cosa succede nel resto del mondo», afferma Jela Gerber.

 

«Echo der Zeit» e i podcast di informazione politica della Svizzera ascoltati in streaming

L’«Echo» è considerato il fiore all’occhiello del giornalismo della radio svizzera di lingua tedesca. Durane tre quarti d’ora il programma passa in rassegna le notizie d’attualità, propone interviste ad esperti e protagonisti e trasmette servizi dalla Svizzera e dall’estero.

L’«Echo» è considerato il fiore all’occhiello del giornalismo della radio svizzera di lingua tedesca. Durane tre quarti d’ora il programma passa in rassegna le notizie d’attualità, propone interviste ad esperti e protagonisti e trasmette servizi dalla Svizzera e dall’estero. Il 17 settembre 2025 l’«Echo» ha festeggiato il suo 80° anniversario, diventando presumibilmente la trasmissione d’informazione tutt’ora in onda in lingua tedesca più longeva al mondo. Da Radio Beromünster (1931) passando per DRS (1964) fino a SRF (2012) «Echo der Zeit» è sopravvissuto a tutti i cambiamenti di nome e ai riassetti organizzativi dell’emittente e con alcuni leggeri aggiustamenti è restato fedele a se stesso. Secondo i dati forniti dalla stessa SRF, il programma viene seguito da circa mezzo milione di radioascoltatori al giorno e si piazza al primo posto tra i podcast di informazione politica della Svizzera ascoltati in streaming. Ora, come ha fatto «Echo der Zeit» a resistere per così tanti anni? E inoltre: che rilevanza può ancora avere un simile programma in un contesto globale in cui le informazioni vengono diramate a ritmo incalzante?

 

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A Jela Gerber (21) piace ascoltare l’ «Echo der Zeit» – mentre fa colazione o beve un caffè al sole.

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In onda da poco dopo la Seconda guerra mondiale

«Mi dica, comandante, sembra che lei fosse presente quando voi americani posavate tutti quei chilometri di tubi attraverso la Francia in cui scorreva il carburante necessario ai carri armati, agli aerei e ai veicoli a motore. Queste infrastrutture hanno mantenuto le loro promesse?» Di questa primissima registrazione di «Echo» del 17 settembre 1945 esiste solo un manoscritto.

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Nel 1945 le trasmissioni avevano ancora il copione che veniva letto da attori.

SRF

La voce dell’intervistato John Shaw, corrispondente delle truppe statunitensi di stanza in Francia, non sarebbe comunque passata alla radio visto che l’intera conversazione veniva trascritta, redatta e reinterpretata dal vivo in studio da attori. Il servizio spiegava in che modo gli americani erano riusciti a convogliare il carburante al fronte attraverso oleodotti anziché trasportandolo su camion attraverso strade distrutte durante l’invasione della Normandia nel 1944 . L’evento non era di stretta attualità, ma restava comunque rilevante per gli ascoltatori visto che il conduttore si era appoggiato a questo racconto per intavolare il discorso dell’approvvigionamento di benzina in Svizzera.

La ricetta della marmellata di ciliege e il primo corrispondente

L’emittente nazionale Radio Beromünster, un lontano predecessore di SRF, aveva lanciato l’«Echo der Zeit» come programma sostitutivo di «Weltchronik», che aveva trasmesso servizi sull’andamento del conflitto in Svizzera e all’estero. Gli svizzeri erano molto interessati alle conseguenze della guerra e dopo la sua fine la sete di informazioni era più grande che mai. Eppure all’inizio l’«Echo» non aveva un canovaccio riconoscibile. I suoi contenuti erano piuttosto un «pot-pourri di ‹faits divers›», come l’aveva descritto l’autore Hanspeter Gschwend. Venivano trasmessi temi di politica federale, ma si parlava anche dell’abbattimento del primo cervo sull’altopiano. O ancora, ci si soffermava sul raccolto di ciliege a Basilea Campagna, senza dimenticare la ricetta della marmellata.

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Il primo direttore generale di ‹Echo› intuì che la gente doveva comprendere non solo gli eventi in Svizzera, bensì soprattutto l’evoluzione geopolitica all’estero.»
Casper Selg, Echo der Zeit

Nel 1948 Hans Lang è diventato il primo direttore generale di «Echo». Aveva capito subito che la Svizzera, piccolo Paese privo di materie prime, dipendeva in tutto e per tutto dalle relazioni con l’estero. Il collega e contemporaneo Casper Selg ricorda: «Lang insisteva sempre sul fatto che la gente doveva comprendere gli eventi in Svizzera, ma soprattutto gli sviluppi all’estero.» Sotto di lui il programma ha acquisito maggior incisività e professionalità.

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Hans Lang fu il primo caporedattore di «Echo». Sotto di lui il programma ha acquisito sempre maggior incisività e professionalità.

SRF

Nel 1960 il coordinamento e la direzione generale sono stati riuniti sotto un unico tetto a Berna, 14 anni più tardi Raul Lautenschütz è diventato il primo corrispondente dall’estero a tempo pieno, con sede a Washington DC. «L’‹Echo› può essere paragonato a un testimone che viene passato da una generazione all’altra continuando sempre la sua corsa», lo descrive l’ex caporedattore Beat Soltermann.

L’«Echo», un progetto di tutta la SRF

Oggi il simbolico testimone è in mano a nove membri della redazione, di cui quattro producono ogni giorno la trasmissione. L’attribuzione dei ruoli è dinamica: produzione, redazione e conduzione si alternano regolarmente. Sono passati i tempi in cui gli attori sedevano dinanzi al microfono e leggevano i testi. Oggi tutto il lavoro viene eseguito da giornalisti qualificati.

Sono le 10:15 di un giorno di agosto 2025. Quattro redattori di «Echo» sono seduti a un tavolo nella piccola sala conferenze al civico 21 della Schwarztorstrasse a Berna. È qui che programmano la trasmissione e passano in rassegna la puntata della vigilia. Oggi un tema domina le testate di tutto il mondo: l’incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin in Alaska. Il problema risiede nel fatto che avrà luogo solo dopo la fine del programma – bisogna quindi trovare una soluzione di compromesso. La redazione decide di mandare in onda un’intervista di sei minuti con un’esperta di Russia per approfondire la visione di Putin del mondo.

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Il team di «Echo»-Team: Iwan Lieberherr, Monika Bolliger, Zita Affentranger, Markus Hofmann, Brigitte Kramer (immagine nell’immagine), Matthias Kündig, Lukas Schneider, Christof Forster, Christina Scheidegger.

SRF

Per preparare una singola trasmissione, oltre al team di «Echo» è richiesta la partecipazione di colleghi provenienti da altri dipartimenti della SRF. I corrispondenti forniscono ad esempio dettagli sulle regioni del mondo che catalizzano l’attenzione, esperti del mondo scientifico, economico e politico inquadrano gli eventi, i redattori dell’informazione spiegano la rilevanza di determinate notizie. «‹Echo› mostra che il mondo in cui viviamo non finisce alla siepe del nostro giardinetto, ma che dietro c’è molto di più. Vogliamo spingere il nostro sguardo laddove altri non lo fanno», afferma la redattrice Christina Scheidegger. Per questo è orgogliosa di lavorare in una redazione che ripropone regolarmente servizi sul Sudan. «Condividiamo tutti lo stesso pianeta, per cui in un certo senso tutto ci appartiene.»

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La redattrice Christina Scheidegger fa parte del team di «Echo» da nove anni.

SRF/Severin Nowacki

 

Questo sguardo sul mondo è proprio uno dei principali motivi per cui Jela Geber adora ascoltare «Echo der Zeit»: trascorsi i 20 minuti è informata nei dettagli su cosa sta succedendo nel mondo.

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Trovo particolarmente stuzzicanti i reportage a fine trasmissione su un argomento a caso, di cui di solito non ho la più pallida idea!»
Jela Geber, ascoltatrice

«Trovo particolarmente stuzzicanti i reportage a fine trasmissione su un argomento a caso, di cui di solito non ho la più pallida idea! Mi piace scoprire come vive la gente in un altro angolo della Terra.» La ventunenne frequenta l’ultimo anno di apprendistato come falegname. Ricorda di aver saputo da amici dell’esistenza del programma «Echo der Zeit» quando andava ancora a scuola. «Raccontavano un sacco di cose incredibili», afferma. «Solo perché li avevano sentiti a ‹Echo›.»

Una trasmissione onerosa che ha il suo costo

Sono le 17:12. La redattrice Zita Affentranger è al telefono con la redazione dell’informazione di Zurigo. I titoli all’inizio della trasmissione non devono sovrapporsi al resto dei contributi. Poi un’altra telefonata. Affentranger ha trovato un refuso nel file audio: «Tu dici ‹1997› – ma non dovrebbe piuttosto essere il 1996? È al minuto quattro zero due… » Affentranger riattacca e sospira. «Dobbiamo rifare tutta la registrazione.»

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La redattrice Zita Affentranger parla correntemente russo. In certi frangenti può rivelarsi utile.

SRF/Gian Vaitl

Per un singolo servizio di «Echo» possono essere necessarie oltre sei ore di lavoro. Un impegno che ha il suo prezzo. In Svizzera nessuna società mediatica privata ha i mezzi per produrre un programma come «Echo der Zeit».

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La SSR è tenuta a fornire informazioni di approfondimento a prescindere dagli indici di ascolto.»
Matthias Kündig, caporedattore di «Echo der Zeit»

«Le aziende mediatiche private guadagnano i loro soldi sul mercato, ad esempio con la pubblicità o gli abbonamenti», afferma il caporedattore Matthias Kündig. «Facciamo un esempio: un dibattito di approfondimento sulla revisione delle istituzioni sociali non è un argomento con cui si generano ascolti elevati, e quindi entrate pubblicitarie.» Tuttavia, la SSR è proprio tenuta ad occuparsi anche di questi temi. «Fa parte della nostra ragion d’essere.»

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Il caporedattore Matthias Kündig già da bambino diceva di voler lavorare alla radio.

SRF/Marion Nitsch

Rispetto al passato, il giornalismo è sempre meno un’attività con cui guadagnare molto denaro. Tre quarti degli introiti della pubblicità online finiscono infatti nelle tasche delle piattaforme internazionali come Google o Youtube. L’ex caporedattore Casper Selg osserva con preoccupazione i mutamenti in atto nel mondo dei media. «Proprio perché i giornali stanno riducendo i posti di lavoro tocca alla radio e alla televisione fornire informazioni di approfondimento affidabili.», ribadisce Selg.

 

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Casper Selg ha lavorato per oltre 30 anni nel team di «Echo der Zeit», 16 dei quali in veste di caporedattore.

SRF/Oscar Alessio

«Bisogna moderare anche i dibattiti all’interno della società»

Nel frattempo si sono fatte quasi le 18. La conduttrice Christina Scheidegger prova un’ultima volta la sua introduzione. Il tecnico Harald Kapp nella cabina antistante regola il volume e inserisce gli audio preregistrati. Su uno schermo vede il piano di regia con ogni singolo dettaglio: la sigla, i titoli, e la frase «Cosa vuole Vladimir Putin dal mondo».

Sono le 18. Kapp alza il volume del microfono di Scheidegger e subito dopo parte la classica musichetta di «Echo»: tüt-tüt-tüüüt «Radio SRF, Echo der Zeit con Christina Scheidegger. Questi sono i nostri temi in vista dell’incontro in Alaska.»

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Alle 18 la conduttrice Christina Scheidegger registra la trasmissione nello studio di Berna.

SRF/Niklaus Spoerri

Pur godendo di ampia popolarità, «Echo der Zeit» è regolarmente oggetto di critiche. Sarebbe troppo di sinistra, troppo rigido, troppo cattedratico e incapace di affrontare le sfide future.

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Il contatto con il pubblico deve continuare a rimodellarsi e crescere, se ciò non avviene il marchio è spacciato.»
Edzard Schade, storico di radiofonia

Anche secondo lo storico di radiofonia Edzard Schade, che ha studiato a fondo la storia del programma, si sarebbero sprecate molte occasioni. «Ad ‹Echo› serve con urgenza una nuova forma di conduzione», afferma. «Non si tratta soltanto di gesitre la trasmissione, ma pure di moderare il dibattito sociale.» Questo aspetto oggi potrebbe essere delegato ai social media o ai forum su Internet per poi far confluire di nuovo i risultati nel programma. «Purtroppo sinora la SSR non ha colto l’attimo per investire sistematicamente in questo settore. Il contatto con il pubblico deve continuare a rimodellarsi e crescere, se ciò non avviene il marchio è spacciato.»

Uno degli aspetti critici avanzati dall’ascoltatrice Jela Gerber riguarda lo schieramento politico della trasmissione. «Mi chiedo se non sono troppo di sinistra per poter capire che anche ‹Echo› lo è? Oppure semplicemente non mi ci ritrovo con le tesi del fronte opposto?» In linea di principio le piacerebbe ci fosse maggior dialogo tra i vari punti di vista.

«
In una democrazia diretta come la nostra il dialogo è molto importante.»
Jela Gerber, Hörerin

«In una democrazia diretta come la nostra questo aspetto è molto importante», prosegue. «Altrimenti non potremmo formarci un’opinione.»

Secondo l’ex caporedattore Casper Selg affermare che l’«Echo der Zeit» sia troppo di sinistra è assurdo: «Al limite potrebbe essere la scelta dei temi ad aver ripetutamente portato a questa accusa», afferma. «Ad esempio, certi ambienti hanno sempre osteggiato la presentazione del cambiamento climatico e delle sue possibili cause. Ogni volta che si dibatteva o si dibatte su un tema simile, a prescindere dal modo equilibrato di farlo, veniamo subito tacciati di radio di sinistra.» In sostanza è sbagliato pretendere sempre e ovunque un’informazione equilibrata o neutrale: «Per fare un esempio estremo, se in una tavola rotonda abbiamo due ospiti che sottintendono che la terra sia rotonda, per garantire la parità dovremmo invitare anche due terrapiattisti, e ce ne sono. Ma non è corretto. L’informazione dev’essere oggettiva e imparziale.» L’attuale caporedattore Matthias Kündig lo spalleggia: «Dire che ‹Echo› sia troppo di sinistra è un’accusa vecchia come la trasmissione stessa», ribadisce. «Si tratta peraltro di una critica indirizzata ai media in generale. Il programma in quanto tale è molto equilibrato.»

Informazioni affidabili – un bene sempre più scarso

I cambiamenti sfiorano l’«Echo der Zeit» con estrema lentezza, generando anche qualche frustrazione tra i redattori che vorrebbero modificarne la struttura.

«
Poter contare su informazioni affidabili sta diventando sempre più difficile.»
Matthias Kündig, Redaktionsleiter.

Ciononostante il caporedattore Matthias Kündig non ha dubbi sul fatto che l’«Echo» abbia le carte in regola per affrontare il futuro: «Poter contare su informazioni affidabili sta diventando sempre più difficile», ricorda. «L’‹Echo› si frappone a questa tendenza.» Anche Edzard Schade ammette: «L’‹Echo der Zeit› è sempre stato vicino alle esigenze della gente.» Lo si capisce benissimo nell’esempio del servizio sul raccolto di ciliege: dal punto di vista odierno può sembrare ridicolo inserire una ricetta in un programma di politica – ma a quel tempo i generi alimentari scarseggiavano e per la popolazione le ricette economiche erano di grande aiuto.

Nel frattempo le lancette segnano le 18.45, la trasmissione è finita. La conduttrice Christina Scheidegger chiude la sua borraccia, si mette lo zaino in spella e uscendo saluta la collega Zita Affentranger. Mentre nello studio radiofonico di Berna le luci si spengono, la Terra continua a girare. L’«Echo der Zeit» ne parlerà la sera dopo. Jela Gerber lo ascolterà il mattino successivo. In questo modo la trasmissione fa esattamente ciò che suggerisce il suo nome: riecheggia. E lo fa anche molto tempo dopo che gli eventi del mondo hanno ripreso la loro frenetica corsa.

Noemi Harnickell, agosto 2025

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